La scuola uccide il talento?
Secondo Ken Robinson, scrittore ed educatore britannico, la scuola non uccide il talento, ma sicuramente lo ignora.
Nel libro The Element dice che se la scuola fosse un business, in cui gli impiegati devono distrarsi ogni 50 minuti per fare una pausa e cambiare materia, renderebbe pochissimo.
Gli impiegati sarebbero demoralizzati e demotivati, sempre costretti a non portare a termine un compito.
Sono molti gli aspetti che mi hanno colpito di questa lettura.
Uno tra questi è proprio la concezione del tempo.
Il tempo
Molte persone sono convinte che il tempo sia lineare e non lasciano la possibilità di entrare a quella che lo scrittore chiama la ‘svolta’.
Il tempo non è lineare, bensì ciclico, e lo spazio per il rinnovamento c’è sempre.
Basta solo cogliere i segnali ed entrare in connessione con la propria interiorità.

(Ph: Katie Moum)
L’elemento
Un altro aspetto importante su cui si concentra Ken Robinson riguarda The Element, l’elemento.
Cos’è l’elemento? Non è nient’altro che il talento, capacità innata in ognuno di noi che tendiamo a sopprimere per colpa di diversi fattori.
Uno di questi fattori è la società, che ci tratta tutti allo stesso modo, non permettendoci di valorizzare la nostra unicità.
L’elemento è unico e altrettanto lo è la nostra intelligenza, che, per rendere l’idea, l’autore paragona all’impronta digitale.
Lavoriamo tanto, in modo generico, per trovare l’ispirazione, e poi non sappiamo fare la cosa più semplice: riconoscerla.
Non che lo scrittore non creda nel duro lavoro e nell’impegno, tutt’altro: egli propone solo di invertire il metodo.
Robinson dice che prima bisogna scoprire per cosa vale la pena lottare o combattere, e poi bisogna farlo.
Quindi è importante capire cosa vogliamo da noi, dalla vita, individuare il nostro talento, trovare delle persone che ci supportino e che perseguano i loro obiettivi proprio come noi, e poi lottare per raggiungerlo.
I bambini
Pensiamo ai bambini, alla loro libertà di espressione quando si accingono a fare i primi disegni.
Prontamente vengono fermati e viene detto loro a cosa dovrebbe assomigliare un albero, a cosa una persona; subito vengono loro imposti dei divieti.
I bambini devono avere tutti gli strumenti per approfondire e coltivare la loro creatività, e devono essere motivati a farlo.
Se togliamo loro l’istinto creativo primario, per imporre degli standard assurdi e irraggiungibili, è molto più probabile che si arrendano prima che il tempo dia loro ragione.
Per Ken Robinson la riforma scolastica verrà attuata più probabilmente con il cambio generazionale.
Ma perché non provarci prima?
E soprattutto, perché non portare quante più persone possibili verso la strada della realizzazione personale, la strada verso il proprio talento?
Essere creativi comprende creare percorsi unici, diversi, essere dei ‘lateral thinker’, cioè abbattere il pensiero lineare per adottare un proprio percorso mentale.
Perché non è importante il risultato, ma il viaggio che facciamo.
E ricordiamoci che non è mai troppo tardi per partire!
A presto









