Spesso succede che di fronte a un problema si cerchi a qualsiasi costo la migliore soluzione, con il rischio molto spesso, in caso di un risultato negativo, di vivere oltre alla delusione, una sorta di sottile depressione.
Questo apparente insuccesso, genera poi la convinzione di non essere all’altezza del compito e di essere inadeguati alla soluzione di determinati problemi, quando bastava semplicemente osservare il dilemma da un altro punto di vista, con obiettività e utilizzando una dote innata: la creatività.
Bisognerebbe imparare a guardare dal di fuori il problema, come se non facesse parte della nostra sfera, ma ad un’altra persona alla quale suggerire un punto di vista diverso.
Intestardirsi nel volere a tutti i costi cercare una soluzione senza obiettività e riflessione, fa sì che la possibile soluzione del problema venga nascosta dalla nostra mancanza di lucidità.
Il nostro cervello deve lavorare immerso nella creatività e pazienza, solo così si possono trovare tra le molteplici soluzioni quelle più idonee alla soluzione del problema e solo così diradiamo le nebbie che offuscano la nostra consapevolezza.
Esaminare la problematica da attori non protagonisti ci permette di vedere soluzioni fino a quel punto impensabili. Guardare le difficoltà in modo distaccato e senza paura né dell’errore e né del giudizio, fa sì che queste possono essere foriere di straordinari insegnamenti. Facendo così trasformiamo un insormontabile problema in un momento di crescita personale.
Quando ci si trova a dover affrontare una situazione di disagio in cui non è dato trovare una soluzione per il semplice fatto che è accaduto qualcosa da cui non si può tornare indietro, anche in questo caso è utile cercare di trovare tutti gli insegnamenti possibili.
E alla domanda: “Cosa è possibile apprendere dalla circostanza che sto vivendo?” bisogna perciò essere pronti a reagire con atteggiamenti dettati dalle circostanze e dagli eventi, non lasciandosi condizionare dall’impulsività; ciò significa trasformare le difficoltà del momento in opportunità che consentano di accrescere il proprio bagaglio di esperienze.
In sostanza, la cosa tragica per l’uomo non è tanto non aver trovato la soluzione a qualcosa, ma non aver provato ed essersi tirati indietro.
È necessario andare avanti anche se i risultati non sono confortanti, provando e riprovando continuamente. Questo lungo lavoro preparatorio serve a concentrare la mente sul problema, a indicarle l’obiettivo, a scartare tutti gli stimoli inutili; essa ha bisogno di continue sfide.
Per raggiungere l’obiettivo è necessario dimenticare il solo desiderio del successo, concentrandosi sul problema. Approcciandosi alle difficoltà con umiltà, tutte le ansie, i dubbi, le incertezze si trasformano in gioia e in capacità di fare.
Credo perciò che la rigidità, sia con se stessi sia nei confronti degli eventi della vita, non porti buoni frutti.
È opinione comune che anche nei rapporti con gli altri la flessibilità, ossia l’essere accomodante, sia sinonimo di mancanza di convinzioni; non bisogna però dimenticare che spesso concedendo qualcosa si riesce a ottenere più di quanto ci si aspetti.
Altro fenomeno da sfatare è infatti la cosiddetta “coerenza nel proprio agire”, che spesso può frapporre ostacoli nella comunicazione, determinando la chiusura a numerose alternative.
Certo ciò non significa cambiare opinione in ogni momento, ma riflettere sul fatto che qualche deroga alle nostre idee possa portare a noi e, perché no, anche agli altri dei benefici.