Lo spazio del nuovo nomadismo non è né il territorio geografico né quello delle istituzioni e degli stati, ma uno spazio invisibile delle conoscenze, dei saperi, delle potenzialità di pensiero in seno alle quali si dischiudono e mutano le qualità d’essere, le maniere di fare società
Pierre Lévy
Pierre Lévy, intellettuale e studioso francese, nel saggio “L’intelligenza collettiva: per un’antropologia del cyberspazio”, si occupa dell’impatto di Internet e dei media online sulla società.
Lèvy osserva come la società stia tornando a essere ‘nomade’.
La società nomade non attraversa solo lo spazio terrestre ma anche universi di problemi, mondi vissuti, paesaggi di senso.
Questi paesaggi – scientifico, tecnico, economico, professionale e mentale – si trasformano in modo rapido e continuo, indipendentemente dalla nostra presenza o volontà.
Il Cyberspazio
Ci muoviamo in un Cyberspazio fatto di mondi che si incrociano continuamente: basti pensare a tutti i media differenti che intervengono nella creazione di questo spazio (informazioni, streaming, editoria, ecc.).
Dato questo presupposto, secondo Lèvy manca acnora una parte al ‘tutto’: la possibilità di sfruttare appieno le risorse del mondo interattivo, inserendovi come fattore dominante il “fattore umano”.
Ogni molecola (ovvero ogni essere umano) viene analizzata in base alle sue risorse e utilizzata mettendola in correlazione con le altre, creando una grande struttura potente che verrà chiamata intelligenza collettiva.
L’intelligenza collettiva
Invece di appiattire le persone all’interno di una società uniforme e di massa, l’intelligenza collettiva le emancipa e le civilizza, perchè mette ogni persona al servizio della comunità, da una parte permettendogli di esprimersi con libertà, dall’altra dandogli la possibilità di fare appello alle risorse intellettuali e all’insieme delle qualità umane della comunità stessa.
I princìpi di partenza dell’argomentazione di Lévy sono che il sapere è sempre diffuso – “nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa” – e che “la totalità del sapere risiede nell’umanità”.
Tutta l’esperienza del mondo, quindi, coincide con ciò che le persone condividono e non esiste alcuna riserva di conoscenza trascendente.
La spiegazione di Pierre Lévy è molto esaustiva e ben organizzata.
Ho trovato la lettura piacevole e scorrevole.
Immaginare una società senza sprechi, fatta di collaborazione e rapida evoluzione, per ora resta un’utopia.
L’informazione e la diffusione delle idee sono però il primo passo verso il cambiamento.
A presto!