Nel collasso economico-sociale che ha preso completamente piede su scala mondiale, ci sono variabili profondamente diverse e l’economia, benché non risulti così semplice dirlo, rappresenta solo uno degli aspetti di questo complesso sistema.
La crisi che stiamo affrontando è, come alcuni hanno ben hanno compreso, (ma non molti ahimè) una crisi soprattutto di natura cultuale.
Se partiamo da questo presupposto non dovrebbe risultare difficile pensare che uscire dalla crisi significhi rivedere i valori che sorreggono il nostro sistema.
Per esempio quello delle relazioni umane e dei consumi.
Negli ultimi 30 anni siamo diventati più consumatori che cittadini.
Perché?
Negli anni di intensa crescita pre-crisi, dalla reganomics in poi, l’economia si è rivolta tutta alla moltiplicazione della moneta, alla speculazione finanziaria e i flussi di capitali ed è stata assolutamente dominata dalla logica del denaro e dell’acquisto a oltranza, perdendo di vista il capitale umano
Logica che in questo periodo viene in parte ridiscussa.
Siamo di fronte a una grande crisi politica, ideologica, filosofica, economica del modello globale.
Un modello che prima della crisi non è stato mai in fondo messo in discussione.
Il paradigma che si credeva eterno, quello dell’economia di mercato incapace di guardare ai molteplici aspetti del fare economia, come la vita comunitaria, la vita familiare, le nuove generazioni e altre forme di scambio, oggi è impossibile da mantenere.
Se vediamo la crisi in prospettiva storica ci rendiamo conto che è determinante analizzare quali sono quei frangenti e quei contesti in cui si sono cercati delle alternative, delle uscite dalle precedenti crisi.
Uno sguardo retrospettivo, uno sguardo storico, può aiutarci a decifrare l’enigma-economia che oggi ci attanaglia.
L’economia capitalista certamente continuerà a vivere, non ne vediamo il collasso nell’immediato.
Pur tuttavia ci riesce oggi difficile pensare che questa sia l’unica forma di fare economia, nuovi tempi ci impongono nuove riflessioni su come ripensare impresa , innovazione ( es. Innovazione Sociale), lavori del futuro e un reale dialogo tra vecchie e nuove generazioni.
Bisogna comprendere in quale modo possiamo ricostruire un tessuto che è stato destrutturato.
Temi come: quiet quitting, cambio generazionale, inclusione e neet ( solo per citarne alcuni), vanno affrontati immediatamente senza se e senza ma
Per poterlo fare poniamoci alcune domande :
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Quali sono le modalità per creare un reale processo di innovazione a partire dal terreno della cultura?
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Come possiamo e dobbiamo condividere conoscenza?
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In che modo raggiungiamo un reale dialogo, basato sull’ascolto e il feedback, con le nuove generazioni?
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Perchè è fondamentale creare e sostenere l’innovazione sociale, dove persone e l’ambiente sono e dovranno essere i temi di riferimento?
A voi le risposte
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