Se come è, tutti alla nascita abbiamo un talento, allora varrebbe la pena rispondere ad alcune domande.Come si riconosce un talento? E, una volta individuato, come va gestito? Sono interrogativi a cui è chiamato a rispondere sia un allenatore, nello sport, sia un manager nell’ambito delle organizzazioni aziendali. Perché il talento è in ogni ambito della vita ma per liberarlo e fargli spiccare il volo è necessario un percorso di crescita da parte di un individuo di riferimento, un ispiratore.
I talenti vanno individuati
La scorsa settimana ho lanciato “Sport & Future” – la prima tappa si è tenuta il 2 dicembre al Toolbox di Torino – una serie di eventi dedicati agli allenatori delle società sportive dilettantistiche, alle prese quotidianamente con migliaia di ragazzi da gestire, allenare e per chi, avendo a che fare con il talento, è preposto alla sua crescita e al suo successo. Successo, però, che non deve essere misurato in termini quantitativi: non servono soltanto i numeri, i gol segnati – se parliamo di calcio – o le presenze fatte. Bisogna considerare il benessere del talento: la sua crescita dipende dall’avere di fronte a sé una visione, un obiettivo che lo stimoli a performare. L’allenatore è la figura fondamentale. Spetta a lui il compito di individuare il talento, una merce preziosa e distribuita in modo squilibrato se si pensa che solo il 10% delle persone che noi reputiamo talentuose è il vero responsabile del successo di un determinato dominio. Sapevate che, ad esempio, il 50% di tutta la musica classica ascoltata nel mondo si deve al genio di soli 16 compositori? È un dato emblematico della condizione di emarginato in cui spesso viene relegato il
talento. E anche qui gli esempi si sprecano dal compositore Bach fino a Van Gogh per arrivare a Gregor Mendel. Dove sono gli errori? Innanzitutto nel valutatore, vittima di un pregiudizio cognitivo: il suo parere nella considerazione delle potenzialità di uno sportivo – o di una personalità con spiccate capacità in qualsiasi settore – è ostacolato da condizioni pregresse che distorcono la reale percezione. Ad esempio questo avviene nei Dratf. Il draft NBA è un evento annuale della National Basketball Association (NBA) nel quale le trenta squadre possono scegliere
nuovi giocatori. Questi devono avere almeno diciotto anni e di solito provengono dai college, nonostante fossero frequenti anche le scelte di giocatori internazionali o provenienti direttamente dalle high school, opzione divenuta impossibile dal draft del 2006 In questa selezione dei nuovi giocatori per la più importante competizione di basket americana, spesso le loro prestazioni sono inferiori alle aspettative che si sono create durante la scelta, ma i cestisti selezionati e considerati talentuosi vivono nella maggior parte dei casi di rendita. Guadagnano di più, vengono sostituiti di meno e difficilmente cambiano squadra. Ecco un pregiudizio cognitivo.
Stimoliamo l’entusiasmo
Una componente fondamentale di un talento è il suo entusiasmo. E un allenatore e ispiratore deve infondere nel giovane questa “essenza di Dio” così come da etimologia del termine. Attrarre, suscitare interesse, spiegare al talento le cause finali del progetto: ecco i doveri di un allenatore. Che è anche un ispiratore: un personaggio unico, che ci trascina via dal quotidiano, dall’apatia e ci porge le chiavi per entrare nello straordinario. Stimola passione, coraggio, entusiasmo e voglia di ripartire. Anche dopo una sconfitta e un fallimento. Una regola che vale per lo sport, per le organizzazioni aziendali. Per la vita.