(la foto in copertina è di Julián Gentilezza)
Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica.
(Salvador Allende)
I millenials, secondo molti, sono pigri, insoddisfatti, legati solo al mondo social, ma non è cosi. Non possiamo catalogarli in una categoria definitiva, classificandoli e basta. In particolare i giovani sono estremamente diversi. Sicuramente le tecnologie digitali sono comuni alla maggior parte di loro ma l’uso che ne fanno e il comportamento sarà sicuramente diverso tra un millenial di Roma, rispetto a uno di Sidney o nei confronti di un altro di San Francisco.
Il millenial e la sua “tribù” di provenienza
Parliamo di individui con grande dimestichezza del mondo digitale, connessi costantemente con quella realtà, sempre meno disponibili ad ascoltare cose scontate. Dobbiamo ricordarci anche che ogni millenial è stato creato, in buona parte, dalla tribù dove è cresciuto: lì, nella prima parte della sua esistenza, ha assorbito come una spugna il buono e il cattivo di quella tribù. Successivamente con la crescita, ha iniziato quel percorso esplorativo per apprendere attraverso le proprie esperienze. Quanto avrà e con quali modalità avrà appreso nella prima parte della sua esistenza, saranno i fattori che determineranno l’utilizzo di quel meraviglioso dono chiamato creatività.
Allearci con i giovani, essere i loro ispiratori
La prima fase della startup della propria esistenza è destinata all’apprendimento a cui segue la seconda fase, dove iniziano le proprie esperienze. In questa tappa sarà fondamentale per noi adulti non ghettizzare i giovani ma allearci con loro, dialogare. Siamo abituati a giudicare i giovani e portarci dietro pregiudizi derivanti da una pericolosa superficialità dimenticandoci che il mondo è dominato da adulti che sono stati a loro volta, bambini e adolescenti. Siamo noi adulti, con i nostri pregiudizi, ad essere spesso lontani dalla realtà. Quella di chi è ancora giovane e non può contare su esperienze dirette ma soltanto sul sentito dire, quindi sulle convinzioni. È nostro dovere essere ispiratori, permettere loro di fare esperienze e crescere in consapevolezza.
Essere per loro ispiratori, (capitano mio capitano dell’Attimo fuggente, ricordate?), prevede una condizione necessaria: il coraggio! Tutto questo costa fatica perché essere ispiratori vuol dire permettere loro di liberare la loro creatività, credere
in loro, permettergli di sbagliare, fallire. I millenial deveno essere inquieti e non inquietanti, perché una sana inquietudine genera nuove sperimentazioni, traguardi, idee. Solo cosi potremmo pensare di continuare a crescere, progredire e prosperare sia come individui sia come comunità.