Non solo tutto ciò che è visibile è reale. I sentimenti non sono visibili, eppure sono reali perché si sentono, si percepiscono. I pensieri modellano le nostre azioni, i nostri movimenti del corpo, le nostre espressioni del viso. Trapelano, arrivano agli altri, intrisi di emozioni. I pensieri modellano anche le nostre parole scritte, e persino sul web scorrono arrivando agli altri, carichi di energie. Positive o… negative.
L’invidia, un sentimento in voga
Prendiamo l’invidia: riuscite a percepirla? Questo sentimento negativo sempre più in voga, estremamente sgradevole, insopportabile. Per chi lo subisce prima di tutto. Ma anche, a lungo andare, anche per chi lo prova. Invidia. Astio verso i beni, i pregi e le fortune altrui; dal latino, il termine è un derivato di invidere, composto da in (negativo) e videre, ovvero guardare. Il significato di invidia è dunque: “guardare male”. La semplice etimologia della parola “invidia” è vertiginosa. Tanto consueto è il sentimento dell’invidia da essere scorto e descritto nell’azione archetipica del guardare con sguardo bieco. In effetti è un sentimento molto potente. Se pensiamo che l’energia segue l’attenzione, ovvero
dove guardiamo, pensate a quanta ne concentriamo quando siamo intenti a guardare male qualcuno. Ci sentiamo potenti, quando guardiamo male qualcuno.
Il più grande inganno di questo “male” è proprio questo. Dominati come siamo dalle paure, divorati dalle ansie e in preda alle più umilianti frustrazioni, all’improvviso ecco che compaiono davanti ai nostri occhi i successi degli altri. Sembra che ce li sbattano proprio in faccia. La serenità altrui è una vera provocazione alla nostra insoddisfazione, non è vero? E allora ci sentiamo piccoli, abbiamo paura. Si affaccia lì, il bisogno di sentirci di nuovo potenti. Si affacciano invidie, rivalità, gelosie. Guardiamo male, parliamo male, seminiamo zizzania, facciamo strategie, giochiamo con la vita come su uno scacchiere. Così ci sentiamo di nuovo potenti.
I “leoni da tastiera”
Con l’avvento dei social, poi, queste emozioni trovano ancora più facilità di espressione, poiché i social permettono una straordinaria modalità per rimanere protetti da eventuali “contro attacchi” alle nostre mosse. Lì, in quei luoghi virtuali dove ci sentiamo liberi di dare sfogo al peggio di noi, ci trasformiamo tutti in “leoni da tastiera”, e ci accaniamo contro questa o quell’altra persona per trovare un’ alibi verso noi stessi, le nostre frustrazioni e i nostri insuccessi. Tutto questo è pura illusione. Ci sentiamo leoni, sì, ma in realtà il coraggio non è esattamente la virtù degli invidiosi.
Difficilmente ci troveremo di fronte una persona che in modo diretto senza se e senza ma ci comunica di essere invidioso nei nostri confronti, dei nostri successi, della nostra intraprendenza e della nostra creatività. Perché anche in questo caso ci vorrebbe coraggio, cosa che certamente non appartiene all’invidioso. Il punto è che l’invidioso non è poi così felice, diciamocelo. Giudicare, denigrare nell’attesa di un errore o del fallimento di chi si invidia, non porta a nessun giovamento reale e duraturo.
Il punto è che chi invidia si ostina a non voler vedere la verità: chi ha di più, forse – semplicemente – è più intraprendente. O magari ha il coraggio di provare a fare qualcosa di concreto per migliorare la sua vita. Denigrare è facile, ma fare è molto più soddisfacente. Se chi invidia arrivasse a comprendere questa verità, potrebbe finalmente fare quel salto di consapevolezza che gli consentirebbe di sentirsi meglio.