Se ci figuriamo il talento non possiamo non visualizzare personalità importanti della nostra storia come Leonardo da Vinci, Frida Kahlo,
Billie Holiday, Marie Curie, Einstein o Leopardi.
Ma quando pensiamo al talento nell’impresa difficilmente lo associamo a una genialità individuale, alla sua intelligenza emotiva..
Siamo in quel caso più pronti a pensare a personalità aggreganti, come Napoleone o Pelé, che hanno contribuito a raggiungere risultati superiori, straordinari, all’interno di un esercito o di una squadra di calcio e dunque all’interno di un’organizzazione.
Benché il talento viene definito come una capacità individuale vincolata al QI, nella nostra contemporaneità il pieno sviluppo dell’organizzazione va oltre le capacità cognitive e logico-matematiche.
Creatività e intelligenza emotiva fanno e sempre di più faranno la differenza
Dunque, la persona con talento mette in pratica le sue capacità per ottenere risultati superiori all’interno di un contesto determinato: l’organizzazione deve però supportarlo e motivarlo.
Una persona che non arriva a buoni risultati non significa che non possa farlo in un altro contesto, in un’altra impresa o in un altro ruolo.
Ogni persona dal suo ruolo può innovare.
Questo genere di figure è estremamente richiesta dalle imprese perché sono quelle in grado di apportare un certo valore aggiunto, tuttavia esse presentano due problematiche: da un lato sono difficili da scovare, dall’altro non sopravvivono in tutte le organizzazioni, ma solo in quelle che curano il talento, ma sopratutto rispettano le promesse fatte.
La caratteristica principale della persona di talento è la capacità di raggiungere risultati superiori.
Inutile dire che nella nostra economia il miglior risultato è l’innovazione attraverso non semplicemente il QI, ma utilizzando quell’intelligenza emotiva vero strumento di crescita personale e dell’organizzazione stessa.
Questa preziosa risorsa non perviene con la tecnologia né col capitale, ma con quelle persone che sono capaci di mettere in discussione lo status quo e provocare un cambiamento dirompente.
Il talento richiede quattro ingredienti di base: capacità, impegno, azione e padronanza di gestione delle proprie e altrui emozioni.
Le capacità sono le conoscenze, le abilità, le competenze e le attitudini.
Se le capacità sono il substrato di base del talento, l’impegno è il motore dal quale la persona apporta quanto più possibile e la gestione delle proprie e altrui emozioni (intelligenza emotiva) è l’abilità che ci permette di controllare le nostre emozioni ed esprimerle in modo assertivo.
Nella nostra attuale economia l’azione significa velocità e l’innovazione è la costante.
Giacché l’evoluzione della tecnologia e inarrestabile, bisogna essere assolutamente in grado di interpretarla e altresì di sviluppare capacità decisionali rapide.
Professionalizzare il talento significa raggiungere risultati superiori, in un paradigma centrato sulla persona e sull’organizzazione, dove entrambi questi elementi si nutrono l’uno dell’altro.
Allora si che potremmo considerarci Nomadi Creativi
Photo by: Boston Public library