“Mi sveglio e dò alla giornata che mi sta dinanzi l’opportunità di essere la più bella della mia vita”
Mark Twain
Molte volte, le difficoltà vere esistono solo nella nostra mente. Se vogliamo davvero qualcosa, se lo desideriamo con tutte le nostre forze, non ci sono ostacoli così insormontabili. Ogni cosa ci sembrerà raggiungibile, in fondo, alla nostra portata. E ciò che bastava per intimorire e fermare gli altri, per noi sarà lo stimolo che stavamo aspettando per lanciarci in una nuova, sfidante avventura. Non è facile, soprattutto in questo periodo a parlare di ottimismo, soprattutto quando si è giovani, e siamo ancora provvisti di quella buona dose di incoscienza che non ci fa riflettere troppo sulle nostre azioni. Soprattutto quando non abbiamo vissuto in prima persona un fallimento, ad un certo punto della nostra vita.
Ma chi mi conosce, sa che non mi fermo mai all’apparenza, al primo strato di verità. È nella mia natura voler andare a fondo, scavare nell’animo umano e delle cose per portare a galla i quesiti più veri che ci attanagliano. Anche questa volta non posso farne a meno. Per questo motivo, anche oggi la mia riflessione sarà provocatoria. Iniziamo con una domanda: “Che cos’è l’ottimismo?” Ce lo domandiamo in molti, ma credo che le risposte date finora siano un po’ troppo superficiali. Ricordate la questione del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto? Balle.
Alzi la mano chi sa davvero cosa significhi ottimismo
Scusate la franchezza (ma non troppo), ma non credo possiamo ridurre il tutto al sorridere alla vita perché dobbiamo avere la forza di alzarci dopo una batosta. Il fatto è che quando diamo del pessimista a qualcuno, additandolo di non saper affrontare gli alti e bassi della vita, lo stiamo affossando ancora di più. E allora la domanda resta sempre la stessa, ma non abbiamo ancora trovato una risposta: “Che cos’è l’ottimismo?”.
Noi non ci sforziamo veramente di comprendere i problemi degli altri. Che si tratti di un amico, collega, parente o il proprio stesso figlio, è molto difficile che ci sia una comprensione vera o, quantomeno lo sforzo di comprensione. In genere, ci limitiamo a sentire in parte ciò che ha da dire l’altro, magari solo per educazione, perché ci hanno insegnato rientri nei nostri doveri civili di bravi cittadini. Spesso, anche i conflitti generazionali possono ricondursi alle incomprensioni che ci sono fra noi genitori e i nostri figli, soprattutto adolescenti. Parliamoci chiaro, è l’età più complessa da affrontare, ve lo garantisco per esperienza personale. I nostri ragazzi non sono più dei bambini; l’età dei ‘balocchi’ è finita e ci si affaccia per la prima volta alla vita vera, quella che ti sbatte in faccia porte e bastioni senza chiedere scusa.
L’eterno conflitto fra genitori e figli è superabile con una buona dose di ottimismo?
E noi cosa facciamo quando troviamo i nostri figli giù di morale? Gli diamo addosso perché non sappiamo come aiutarli, se non superficialmente, dicendo loro di non lasciarsi abbattere perché ci sono problemi ben peggiori di una fidanzatina che ti ha tradito, o di un brutto voto a scuola. Devono essere ottimisti, perché alla prossima interrogazione andranno sicuramente meglio, e l’amore.. beh, il mondo non era pieno di pesci una volta?
Quindi, è questo l’ottimismo? Fingere di voler risollevare l’umore di qualcun altro sottovalutando i suoi problemi? E no, ancora non ci siamo; ancora non abbiamo trovato la risposta giusta. Sento già in lontananza quelli che mi diranno: “ma, ehi, che mi dici di quelle persone pessimiste croniche che credono l’universo se la stia prendendo con loro?”. E giù tutti a prendersela con Leopardi. Scusa, Leo, non sanno quello che dicono. Il mio non vuole essere un inno al pessimismo cosmico, la fiera delle negatività. Sto solo cercando di capire cosa sia davvero l’ottimismo, perché un conto è la definizione da vocabolario, e un’altra e l’essenza del concetto.
Sapete cos’è il nominalismo? Una simpatica corrente filosofica originatasi nel medioevo per cui le parole vanno trattate come puri segni linguistici. Esistono fintanto che designano tecnicamente un qualcosa, ma di per sé non hanno altro valore. Siamo noi che le carichiamo, che gli diamo vita. Le parole assolverebbero ad una mera funzione tecnica per designare un determinato oggetto o concetto.
Non solo filosofia
Non vi sto dicendo questo perché voglio filosofeggiare ma perché mi preme spiegarvi un concetto molto semplice: cosa vuol dire ottimismo. Da vocabolario è definita come una “disposizione psicologica a considerare il corso degli eventi in maniera positiva”. Ma ricordate che siamo noi a dar peso alle parole? Allora perché non proviamo ad aggiungere altro significato all’ottimismo?
Per me l’ottimismo va oltre la positività, ma ha a che fare con il coraggio, perché bisogna averne di molto per guardare la vita con la speranza di avere un domani migliore nonostante stiamo vivendo magari giorni completamente ‘no’. Non è così semplice gestire le emozioni negative, ci insegnano solo che bisogna accettare le sconfitte e trovare, appunto, il coraggio di superarle. Ma non possiamo dimenticare le persone che tutto questo coraggio non lo hanno e che noi chiamiamo semplicisticamente pessimisti. Smettiamola di fermarci sempre al primo piano di lettura delle cose del mondo, andiamo più in fondo e scopriamo davvero il suo noumeno.
Attenzione, però, perché non vi sto dicendo di affogare nella negatività, anzi. Il punto è che vorrei trasmettervi che senza coraggio non possiamo essere ottimisti. Perché? Perché dobbiamo compiere un grande sforzo per immedesimarci nei problemi degli altri. Mi metto in gioco io in prima persona, e come padre, per comprendere davvero i problemi di mio figlio, sapete, quelli legati all’età, che magari agli occhi degli adulti sembrano di poco conto. Ecco, dicevo, ci vuole il coraggio di ascoltarli, comprenderli e immedesimarsi. Solo dopo aver compiuto questi passaggi, essere entrati in empatia con la persona che si sta confidando con noi.
È quindi l’empatia la chiave di volta dell’ottimismo? Può essere. Pensateci: come possiamo sperare di guardare veramente questo bicchiere mezzo pieno con buona pace di chi lo vede vuoto? Non commettiamo l’errore di credere che basti avere una finta speranza nel futuro: è necessario crederci sul serio, e per farlo sul serio dobbiamo prima empatizzare col prossimo. E allora diamo finalmente una risposta alla domanda che ci ha accompagnato per tutto l’articolo: “Che cos’è l’ottimismo?” L’ottimismo non è che il coraggio di empatizzare con i problemi degli altri, aiutarli a superarli nonostante le difficoltà. Solo in questo modo riusciremo davvero a dare alla giornata dinanzi “l’opportunità di essere la più bella della vita”.