Perché molti vogliono cambiare, ma pochi lo fanno davvero?
Viviamo in un’epoca di velocità: tutto sembra accelerato, tranne il vero cambiamento personale. Perché? Secondo una riflessione del Harvard Gazette, gli esseri umani hanno un rapporto “complesso” con il cambiamento: inevitabile e necessario, ma anche profondamente scomodo. In sostanza, ne siamo affascinati, ma ci spaventa (Harvard Gazette).
Il cambiamento organizzativo e personale
Il guru del management Gary Hamel descrive le organizzazioni come intrinsecamente burocratiche e “inerziali”: cambiano troppo tardi, quasi mai per scelta consapevole, ma quasi sempre in risposta a una crisi (Gary Hamel). Allo stesso modo, gli individui spesso aspettano uno “scossone” per mettersi in moto davvero.
Daniel Goleman ha dimostrato che le emozioni, spesso evitate, in realtà ci guidano verso chi siamo e dove possiamo andare.
Le paure non vanno censurate, vanno ascoltate. Carl Gustav Jung ci invita a esplorare le parti nascoste dell’anima: il vero cambiamento scaturisce da lì, non da ciò che ostentiamo. Abraham Maslow, con la sua piramide, ci ricorda che la spinta umana non è solo sopravvivenza, ma autorealizzazione: richiede uscire dalla comfort zone.
Dissonanza cognitiva e trasformazione
Come sostiene la teoria della dissonanza cognitiva di Festinger, sentire conflitto tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere genera disagio. Il cambiamento si attiva solo quando quel disagio supera il rischio dell’inerzia (Wikipedia – Cognitive Dissonance).
Il modello di Kegan e la motivazione al cambiamento
Il percorso del cambiamento coinvolge sia abilità tecniche sia cambiamento di mindset, come suggerisce il modello di Kegan e Lahey (Immunity to Change): sviluppare competenze non serve se non cambi anche le tue convinzioni (Harvard GSE).
La Transtheoretical Model (Prochaska & DiClemente) identifica 5 fasi: pre-contemplazione, contemplazione, preparazione, azione e mantenimento. Ogni passaggio richiede consapevolezza, supporto e strategie mirate (Wikipedia – Transtheoretical model). Ricerca di adulti condotta dall’HBR conclude: “Let go or be dragged”. Più resisti al cambiamento, più ne soffri (Harvard Business Review).
Il ruolo degli ispiratori e delle ispiratrici nel favorire il cambiamento
Credo che gli ispiratori e le ispiratrici del nuovo millennio, donne e uomini, siano coloro che, attraverso le proprie azioni, le opere, il pensiero e la coerenza, contribuiscono a risvegliare le coscienze, trasformare le relazioni e generare nuove visioni del mondo.
Sono figure che incarnano autenticità, coraggio, spirito di servizio, consapevolezza e amore. Persone che, nel proprio ambito, agiscono spesso controcorrente rispetto ai modelli dominanti, restando fedeli ai propri valori anche quando questo comporta fatica o incomprensione.
In un mondo che rischia di disumanizzare l’essere umano, riducendolo a mera “commodity”, come ammonisce Gary Hamel, “Le organizzazioni resteranno deserti emotivi” se non rimetteranno al centro la persona e la sua dimensione umana.
Ma cosa serve per cominciare davvero?
Il tempo del cambiamento è adesso, non quando tutto sembrerà perfetto o “giusto”.
E può iniziare da una domanda semplice, ma scomoda:
“Sto solo sopravvivendo… oppure sto davvero vivendo?”
Fonti (con link):
- Harvard Business Review: https://hbr.org/
- Harvard Gazette: https://news.harvard.edu/gazette/
- Gary Hamel – Reinventing Management: https://www.managementlab.org/gary-hamel/reinventing-management
- Gary Hamel – Emotional Deadzone: https://www.garyhamel.com/emotional-deadzone
- Harvard GSE – Kegan & Lahey: https://www.gse.harvard.edu/faculty/robert-kegan
- Wikipedia – Cognitive Dissonance: https://en.wikipedia.org/wiki/Cognitive_dissonance
- Wikipedia – Transtheoretical Model: https://en.wikipedia.org/wiki/Transtheoretical_model
- Il Faro delle Anime: https://www.amazon.it/dp/B0CNBZQ2NW
- Passaporto per la Felicità: https://www.amazon.it/dp/B0D1GVZXRK
- Ispiratori del nuovo millennio: https://hubrains.org/ispiratori-del-nuovo-millennio
Photo by: hakon-grimstad







