Il concetto di flessibilità (dal lat. tardo Flexibilitas-atis) come di un qualcosa di poco rigido, poco sicuro e mutevole, porta spesso fuori strada quando si parla di gestione, soprattutto se ci si accosta al ruolo di manager.
Allora vale la pena mettere in luce due diversi aspetti della flessibilità nella gestione delle risorse:
un lato sano grazie al quale la risorsa può e deve esprimersi prima di tutto come individuo e un lato rischioso,
che può portare la persona in una sorta di ambiente indefinito privo di riferimenti, nel quale la sua identità e il suo talento tenderebbero alla dispersione.
Il primo aspetto, quello positivo ed arricchente, si esprime nella qualità manageriale di essere flessibili alle esigenze dell’individuo, capace di intuirne le richieste , i bisogni, la capacità di ascolto e il feedback
Questa modalità di elasticità permette anche di non irrigidirsi nel ruolo di manager, capaci di mettere in atto l’intelligenza sociale , in modo da interagire con efficacia soprattutto in situazioni di complessità, creando cosi la preoccupazione empatica, fondamentale nel ruolo di un leader, di un ispiratore.
Quindi non solo sa cosa sta pensando l’atra persona, ma anche preoccuparsi, agire nell’interesse dell’altro e creando cosi relazioni sane
Queste capacità aiutano il manager a comprendere maggiormente il significato che la realtà assume per la risorsa in questione, significati che in moltissime occasioni non sono simili a quelli del mondo manageriale.
Tutto questo diventa fondamentale per una idonea ed efficiente comunicazione, la quale, come sappiamo, si basa su messaggi e diversi significati che essi assumono per ciascun partecipante al dialogo.
Il secondo aspetto della flessibilità, quello più pericoloso, è la totale perdita della capacità manageriale di essere un punto di riferimento per la risorsa.
Bisogna considerare che le persone, dopo un primo periodo di adattamento, iniziano a voler uscire dalla interdipendenza dal proprio referente, per mettere in pratica il processo di empowerment (conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, sia nell’ambito delle relazioni personali sia in quello della vita politica e sociale).
Egli è di conseguenza più esposto a pericoli, errori, ed è proprio in questo momento che inizia l’importanza della relazione tra “Ispiratore e Risorsa”
L’ispiratore deve essere capace di comprendere, sostenere e rassicurare la risorsa nella esplorazione del nuovo e allo stesso tempo facilita la sua crescita e la costruzione della sua identità.
La personalità , la creatività (immaginazione, idee e innovazione) il talento, dell’individuo vanno gestite e maneggiate con cura per evitare dispersione e perdita di motivazione.
Ma cosa aiuta ad evitare la dispersione della creatività e il talento di un individuo?
L’essere per la risorsa un punto di riferimento. Capitano mio capitano, ricordate? Gli individui hanno necessità di riconoscere nel punto di riferimento, quel soggetto che agisce nell’interesse della sua crescita e della costante formazione.
L’autorevolezza e il feedback rappresentano le vere capacità di generare una sana e coerente relazione all’interno della comunità di riferimento.
A differenza dell’autorevolezza, l’autorità origina malessere, demotivazione, ansia sino a portare a una vera e propria svalorizzazione del proprio potenziale e del proprio senso di identità.
La mancanza di feedback, o peggio ancora se parliamo alle persone nella maggior parte delle cose che non funzionano, delle azioni che hanno fatto male, diamo il via a quel processo di sgretolamento di quel rapporto fiduciario fondamentale per la crescita di entrambi.
La flessibilità di un manager e lo sforzo per perpetuarla, creano le condizioni per far rispettare le regole e i divieti con spiegazioni e motivazioni coerenti e accettate incondizionatamente dalla comunità, sempre restando coerenti, assicurando così una crescita sana.
Questa capacità di flessibilità manageriale, oltre alla funzione di permettere la formazione dell’identità dell’individuo, ha anche la caratteristica di rassicurare le persone di vivere in un contesto di regole chiare.
Egli sente infatti che il manager capace di imporgli dei limiti, stabilendo uno spazio e un insieme di regole all’interno delle quali poter agire, sarà anche in grado di difenderlo da attacchi esterni, proprio perché è il garante dei confini stabiliti.
Allora si che persone opereranno in un contesto flessibile ma resistente, dove poter operare liberando la propria creatività sapendo di essere sempre circondato da un’atmosfera di rispetto e comprensione.
Namstè
Photo by: Dima Pechurin