Nel 2025, tra pochi anni quindi e non in futuro lontano, i millenial – coloro che appartengono alla generazione nata tra gli anni Ottanta e Novanta – rappresenteranno il 70% circa della popolazione attiva. È facile pensare come molti di loro, sperando senza distinzioni di genere che spesso sono emerse in contesti aziendali, saranno a capo di organizzazioni di varia natura. È un naturale cambio generazionale che però a qualcuno fa paura. In particolare ai boomer che continuano a considerare i millenial, in molti casi i propri figli, pigri, egocentrici e poco responsabili. Non è sempre così. Bisogna accettare il cambiamento e capire come attrarli comprendendo le loro esigenze e attitudini senza stigmatizzarli e etichettarli negativamente.
Il malessere dei millenial
Crediamo che un rapporto pacifico e collaborativo tra boomer, millenial e Generazione X sia possibile. La formula è semplice: gli adulti ascoltano e ispirano, i millenial recepiscono e agiscono secondo la propria mentalità, diversa sì ma non da contestare. Se non li ascoltiamo e aiutiamo, perderanno l’orizzonte del futuro, già abbastanza fosco. Il periodo storico di crisi economica, sociale e politica, unito alle minacce del cambiamento climatico, provocano nei giovani uno stato di malessere. Non si vedono prospettive, il futuro si sposta sempre più avanti, si vive in un costante presente negativo. E gli errori spesso provengono anche dai genitori che hanno accudito i propri figli facendo credere loro che tutto fosse possibile nella vita, che ogni loro sogno si sarebbe avverato grazie all’intervento della famiglia. Una volta entrati nelle aziende o genericamente nel mondo del lavoro – come ci fa notare il saggista e esperto di comunicazione, Simon Sinek in un noto intervento su Youtube – hanno scoperto “che la mamma non può farli avere una promozione, che se arrivi ultimo non ti danno niente”.
Il nostro ruolo di ispiratori deve cambiare rotta. Deve puntare a risvegliare il talento che è in ogni millenial, a stimolarlo recependo le sue esigenze, a far spiccare il volo alla creatività. Come devono comportarsi pertanto le aziende?
Il ruolo delle organizzazioni
Le organizzazioni devo assolutamente garantire nei fatti, e non solo nelle parole, il rispetto di alcuni valori etici. Parliamo di una politica di welfare aziendale che incrementi il benessere del lavoratore e della sua famiglia e una concezione di smart working concreta. Bisogna uscire dalla logica del bedge – siamo nel 2019 e ancora pensiamo che il bedge possa essere uno strumento di controllo – per entrare in una logica di risultato e quindi una produttività basata sulla qualità, su obiettivi chiari, con una maggior capacità organizzativa e di gestione. E ancora una reale costruzione e implementazione di employer branding (strategia atta a definire l’identità dell’organizzazione come luogo di lavoro interessante e accattivante per i potenziali candidati, dipendenti e, a cascata, per i clienti) attraverso una comunicazione costante e soprattutto coerente a tutti i dipendenti.
Liberiamo il talento dei millenial
I millenial vogliono lavorare in un ambiente tecnologico e che garantisca un buon equilibrio tra la vita privata e gli impegni lavorativi. Non riescono a lavorare senza un obiettivo. Hanno bisogno di condividere, collaborare e muoversi in sinergia portando il sorriso sulle labbra al mattino quando iniziano la giornata lavorativa. Le aziende sono perciò chiamate a concedere loro maggiore flessibilità, mettere a loro disposizione quanta più tecnologia possibile, aiutarli a trovare il giusto equilibrio tra il lavoro e la vita privata, coltivare e implementare una cultura della collaborazione, concedere loro l’opportunità di crescere, fissare degli obiettivi reali per cui valga la pena impegnarsi. E far seguire i millenial da un mentore.
Nella maggior parte delle organizzazioni, molte persone sono ancorate a concetti superati. Non esiste una concreta capacità di analizzare e liberare quelle capacità (soft skills) che rendono unico il talento. È impellente la necessità di cambiare il paradigma. È come se il millenial avesse scritto sulla fronte: dimmi delle cose che non so, stupiscimi. Ma come fare?
Intanto iniziamo a pensare a una nuova figura all’interno dell’organizzazione: quella dell’Inspirations Manager, colui che aiuta le aziende e le organizzazioni a liberare il potenziale e le energie dei propri dipendenti attraverso corsi di trasformazione manageriale basati sull’allineamento. Questo è uno tra i tanti obiettivi della nascente Hubrains, organizzazione no profit che aiuta a sviluppare idee, a selezionare talenti e a implementare un Talent Hub all’interno delle organizzazioni.