Siamo in un epoca dove solo l’individuo con la sua creatività, il suo talento e il suo entusiasmo, può garantire alla società, ad una organizzazione profit e non, a una startup, presenti e future, di competere e prosperare.
Bisogna smettere di pensare alle persone come commodity e iniziare a investire sull’individuo.
Solo cosi attueremo un reale processo di cambiamento, in un’ottica di “Social Innovation”, dove si produce per le persone , con le persone, tra le persone
Allora si che potremmo immaginare , garantire e produrre prodotti e servizi realmente al servizio della comunità e non per il solo mero profitto.
Oggi un’impresa incapace di muoversi in questa ottica difficilmente sopravvivrà.
Circa il 90% del volume delle vendite delle aziende di successo è costituito da prodotti che soltanto 5 anni fa erano ignoti al mercato.
La “Cultural Growth & Social Innovation” hanno e avranno sempre di più un ruolo fondamentale nella creazione di nuovi prodotti e servizi, nella gestione del problem solving e nei processi decisionali di quasi tutte le organizzazioni presenti e future
La caratteristica più importante di queste imprese profit e non di successo, con nel DNA la Cultural Growth & Social Innovation, è l’essere guidata da Ispiratrici e Ispiratori.
Donne e uomini che si rifiutano di accettare acriticamente le soluzioni già sperimentate, collaudate e consuete, non interessate minimamente a seguire ciecamente le procedure consolidate e strade già battute.
Le Ispiratrici e gli Ispiratori creativi, sono sempre disposti a esaminare e mettere in pratica idee nuove, ascoltando dialogando, senza giudicare, con le persone per le persone. Esse si attivano per ricercare concetti anticipatori di nuove tendenze.
Sanno di essere guardati e giudicati con diffidenza dallo status quo, troppo prudente o peggio ancora , adagiato su un successo (apparente e non duraturo) ormai a loro dire, consolidato, ma non se ne curano.
Un organizzazione cresce perché viene regolarmente nutrita con nuove idee che, tra l’altro, diventano assolutamente necessarie in tempi di incertezza come questi, quando valori e obiettivi cambiano e quando nascono nuove esigenze .
Nel mondo sempre più complesso non è più possibile affidarsi unicamente alle tecniche collaudate e all’analisi razionale poiché le prime si dimostrano incapaci di risolvere i problemi e le soluzioni razionali non garantiscono più la competitività.
Troppe organizzazioni fanno ancora troppo poco per incoraggiare l’Innovazione Sociale, guidate dal male di questo secolo:
la burocrazia !
Solo alcuni si preoccupano di questa necessità di svecchiamento, di velocizzazione dei processi e di riduzione della piramide del comando, ma non trovano un clima favorevole. Si va dall’indifferenza all’ostilità, non solo passiva ma spesso anche attiva, che genera uno scontro frontale tra Ispiratrici/ Ispiratori e vecchi e incomprensibili modelli.
Naturalmente la maggior parte delle persone dichiara di essere pronta e ben disposta ad esaminare un’idea nuova però ribadiscono: “Questa si che è una buona idea!
Studiala bene nei dettagli e poi torna”, un tipico esempio di “frase killer” che non fa altro che affossare una buona idea, solo apparentemente incoraggiandola, ma di fatto considerandola da rivedere, approfondire, valutare per poi dimenticarla.
E poi tutti a domandarci perchè le persone vanno via..
In altre parole, le persone creative devono essere continuamente incoraggiate, altrimenti si spengono.
Quando una persona è creativa è inquieta, perchè crede nelle proprie capacità ed è entusiasta. E’ indipendente per natura e non è trattenuta dal timore di possibili errori o fallimenti.
Il timore dell’insuccesso impedisce a molte persone di tentare qualcosa di innovativo. Ma attenzione, la prudenza intesa come gradualità non è negativa, poiché è un sistema di gestione nella espressione della propria creatività.
Un sano orientamento al successo miscela sapientemente l’esercizio della creatività con la serietà e l’esigenza di rendersi utile.
Il vero fallimento sta nel non tentare MAI qualcosa di nuovo.
Le persone capaci di idee originali sono numerose: ma occorre il coraggio di essere sé stesse, di vincere le opposizioni e di tradurre le proprie idee in iniziative concrete e produttive.
Spesso gli individui sono solo preoccupati di uscire senza danni da ogni situazione e questa forma di acquiescenza viene giustificata come “fedeltà all’organizzazione”, desiderio di essere accettato ed approvato.
Nella maggior parte delle aziende il conformismo viene quasi sempre incoraggiato e premiato, non piacciono la persone che amano discutere, condividere e sperimentare.
Il più alto apprezzamento sovente va a quella persona che obbedisce ciecamente agli ordini del “capo”, che si mostra sempre rispettoso, che fa ( in teoria) puntualmente il suo lavoro, che non crea conflitti con i colleghi.
Il mondo è pieno di “Managers”, privi di coraggio nel fare quello che veramente andrebbe fatto, per il timore di minare la loro apparente stabilità .
Emerson ha affermava: “Qualunque cosa tu intraprenda, occorre coraggio. Concepire un progetto e metterlo in pratica richiede coraggio quanto un’operazione di guerra”.
Ma molti di questi individui non sono forse un po’ troppo rigidi, conformisti, stereotipati, opachi e privi di spirito di iniziativa?
L’eccesso di dubbio è l’anticamera dell’insuccesso e non coincide con il senso di responsabilità; chi si preoccupa, cerca di sfuggire ai problemi, chi è responsabile cerca invece di affrontarli.
“La preoccupazione è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento, ma non avanzi di un passo” (Mark Twain).
L’entusiasmo invece, è ardore ed impegno nel fare.
Allora quali sono le caratteristiche che deve coltivare in sé una organizzazione per attuare una reale Cultural Growth & Social Innovation?
Investire sull’inquietudine delle persone, sulla loro voglia di essere creative , sul loro talento
E noi? Semplicemente permetterglielo, con l’esempio e ispirandoli
Giustiniano La Vecchia
Photo by: rob walsh