Perché anche il dono più grande si spegne senza l’arte di imparare dagli errori.
C’è un’idea romantica, quasi magica, che aleggia intorno al concetto di talento.
Si tende a pensare che chi è dotato di un dono naturale sia automaticamente esente dagli errori, immune ai fallimenti, e già predisposto alla riuscita.
Ma è davvero così?
Il talento da solo non basta. Anzi, spesso è una trappola.
L’illusione del “genio infallibile” rischia di alimentare un atteggiamento statico: chi crede di essere nato per fare qualcosa, può sentirsi minacciato dagli ostacoli.
Ogni errore diventa un attacco alla propria identità.
Ogni inciampo viene letto come un segnale che “forse non sono così bravo”.
Ecco perché molti talenti bruciano presto: non imparano a cadere.
La vera discriminante, oggi lo sappiamo, non è il talento ma il mindset.
Carol Dweck, professoressa di psicologia a Stanford, ha dimostrato che le persone con una mentalità di crescita hanno una probabilità molto più alta di sviluppare le proprie capacità e raggiungere risultati duraturi.
Chi si affida solo al proprio “dono” rischia di non allenarsi mai davvero.
Chi accoglie l’errore come parte del processo, invece, cresce. Sempre.
l cervello umano è plastico: possiede la straordinaria capacità di modificarsi, adattarsi e riorganizzarsi continuamente in risposta all’esperienza, all’apprendimento e persino alle difficoltà.Lo conferma la neuroscienza: possiamo imparare, disimparare, ristrutturare competenze a ogni età.
Ma serve un requisito fondamentale: essere disposti a fallire.
Senza quel coraggio, nessuna abilità si trasforma in eccellenza.
Pensiamo a Michael Jordan, scartato dalla squadra del liceo.
O a Steve Jobs, licenziato dall’azienda che aveva fondato.
O a J.K. Rowling, rifiutata da dodici editori.
Tutti loro avevano talento. Ma soprattutto, avevano la forza di sbagliare senza spegnersi.
Anzi, hanno trasformato ogni caduta in un gradino.
Josh Waitzkin, ex campione di scacchi e artista marziale, lo chiama “l’arte di imparare”.
Nel suo libro racconta come la chiave del successo non sia il punto di partenza, ma la capacità di trasformare ogni esperienza , soprattutto quelle frustranti ,in consapevolezza.
Il vero talento non è chi brilla subito, ma chi si evolve.
Conclusione?
Il talento è un seme.
Ma solo chi lo coltiva con errori, pazienza e voglia di mettersi in discussione… raccoglie davvero qualcosa.
Non dimentichiamo che:
il talento è creatività e conoscenza unite alla capacità
dalla passione
Fonti e approfondimenti:
Carol Dweck – Teoria del Growth Mindset
Studio neuroscientifico sulla plasticità cerebrale e apprendimento
Josh Waitzkin – The Art of Learning
Angela Duckworth – Grit: The Power of Passion and Perseverance
Harvard Business Review – Why Leaders Should Embrace Failure
Scientific American – The Role of Failure in Scientific Progress
Giustiniano La Vecchia. ” ispiratori del nuovo millenno “